Il mio programma: aiutatemi a realizzare ciò che abbiamo immaginato per la nostra regione!
Nascere in un paese straniero come profuga ha segnato profondamente tutte le scelte fatte nella mia vita. Il non avere un paese che rappresenti le proprie radici e la propria cultura, e in cui ritrovare la propria identità, ha rafforzato in me la convinzione che i diritti umani non siano derogabili e costituiscano invece la condizione necessaria e fondamentale per lo sviluppo dell'essere umano. Quando mi è stato proposto di candidarmi ho accettato con entusiasmo, affinché la mia lotta in favore dei diritti umani diventi la voce di quanti non hanno voce. Un’adesione convinta alla persona di Nicola Zingaretti ai suoi valori e al suo programma che condivido pienamente.
Il lavoro è la prima sfida da affrontare in una Regione che ha prodotto negli ultimi cinque anni 100 mila nuovi disoccupati. Ho un figlio che frequenta le scuole e che in pochi anni si affaccerà sul mercato del lavoro. Come madre sono molto preoccupata e avverto che questa preoccupazione non è solo la mia. Ecco, credo che questo sia davvero l'unico modo per cambiare le cose. Impegnarmi in prima persona, per mio figlio, perché abbia una scuola pubblica che funzioni, che sia sempre più ricca di idee e di potenzialità e organizzata per accogliere tutti, assicurando anche a chi ha disabilità motorie o psichiche o esigenze specifiche di essere supportato sempre, perché la cultura è un diritto di tutti, nessuno escluso. Voglio condurre una battaglia seria per la scuola pubblica, che oggi non riesce a garantire ai ragazzi in difficoltà il sostegno così indispensabile per il buon andamento della didattica, penalizzando in questo modo tutta la classe. E voglio regalare a mio figlio e a tanti ragazzi come lui nati in Italia quello che davvero sarà il loro paese e il loro futuro, un'identità forte, sicura, che gli dia le giuste motivazioni per impegnarsi in questa società, senza dover desiderare di dover andare all'estero.
Orientamento, formazione e inserimento nel mondo del lavoro sono le questioni prioritarie del programma ma non bisogna dimenticare che l’occupazione è il risultato di un tessuto produttivo sano, vivace e votato all’innovazione. Nell’ultimo anno nel Lazio abbiamo visto chiudere 90 imprese al giorno. Per invertire questa tendenza dobbiamo puntare su un nuovo modello di sviluppo che tenga in considerazione sia le necessità degli imprenditori che intendono creare occupazione di qualità sia quelle dei lavoratori, in particolare dei giovani. Il 'Piano per i giovani' che approveremo alla Regione si basa sul diritto all’istruzione, sull’attivazione di nuovi servizi per chi cerca lavoro e per chi vuole mettere su una famiglia, sul sostegno a chi crea una nuova impresa e sugli investimenti per la cultura, che rappresenta una delle grandi risorse da valorizzare del nostro territorio.
Il Lazio potrebbe diventare, in questo senso, un vero laboratorio per la promozione di un nuovo modello di sviluppo, ecologico e tecnologico, che tenga in conto le necessità dell’ambiente e dei suoi cittadini: diffusione capillare di internet con accesso gratuito, maggiori investimenti sull’istruzione e sulla mobilità, migliore gestione dei rifiuti sono alcuni dei punti su cui il nostro programma intende puntare. Tutto questo potrà esser fatto solo se verrà condotta una battaglia a favore della legalità e contro gli sprechi. Tagliare sui costi superflui non significherà però rinunciare all’essenziale: il welfare regionale che immaginiamo e vogliamo realizzare prevede servizi innovativi per l’infanzia, nuove politiche abitative e una sanità adeguata alle esigenze dei cittadini.
E' necessario rivalutare il ruolo delle donne, punto centrale di questa nuova società che intendiamo costruire, far riferimento alla loro sensibilità e alla loro capacità di adeguarsi alle situazioni sempre con coraggio, competenza e spirito di sacrificio, fare in modo che diventino loro stesse la forza trainante per uscire da questa crisi. Sarà però necessario lavorare sulla prevenzione, attraverso progetti di sensibilizzazione, puntare sulla formazione degli operatori e sul potenziamento di reti locali che mettano a disposizione luoghi di accoglienza, come le case-famiglia per le donne vittime di violenza e per i loro bambini. Nella lotta contro la violenza sulle donne il mio intento è quello di dare loro la possibilità di scegliere, scegliere di denunciare e scegliere di rifarsi una vita nuova. Importante, infine, lanciare nella nostra Regione progetti di microcredito, attraverso lo stanziamento, in particolare a donne e giovani, di finanziamenti con il fine di realizzare progetti imprenditoriali offrendo così nuove opportunità a chi è escluso dal sistema di credito istituzionale.
Questi sono i principali punti del nostro programma per cui mi impegnerò sin dal primo giorno non tralasciando però quelle che sono le mie personali priorità, le questioni su cui penso di poter dare un valore aggiunto grazie all’esperienza accumulata negli anni. Sono africana, ruandese, italiana e sono in questo paese ormai da 21 anni. Ho una famiglia e sono presidente dell'associazione Bene Rwanda un punto di riferimento per gli immigrati nel nostro paese e in particolare per i sopravvissuti del genocidio del Rwanda. I lavoratori di origine straniera, come me, contribuiscono per oltre l'11% del PIL e pagano 7,5 miliardi di tasse alimentando i regimi pensionistici nazionali. Eppure il pregiudizio e la discriminazione rendono ancora difficile raggiungere l'obiettivo della piena integrazione. Pensare ai lavoratori immigrati significa essere al servizio di chi vuole cambiare un futuro che si prospetta manchevole e inadeguato alle trasformazioni sociali e culturali che stanno avvenendo. Serve più democrazia perché non si può pensare che l’integrazione passi attraverso la segregazione. Lo ius soli, il diritto di cittadinanza nel Paese in cui si nasce, è solo l'inizio di una vera integrazione per chi in quello Stato crescerà, lavorerà e sarà parte attiva della società.
Sono cresciuta fra guerre, emergenze umanitarie, fame. Il mondo, di cui tutti noi facciamo parte, è ancora un luogo non sicuro per milioni di esseri umani che ci chiedono aiuto. I progetti della cooperazione allo sviluppo che si occupano dei migranti, attraverso programmi di formazione e di accoglienza anche direttamente nei paesi di provenienza, per esempio, sono in costante aumento e rappresentano una nuova frontiera. I lavoratori immigrati saranno dunque adeguatamente formati e i loro diritti dovranno essere rispettati in modo da non creare quel fenomeno del dumping salariale che danneggia in primo luogo i lavoratori italiani. E’ una battaglia a difesa dei più deboli affinché i diritti siano estesi a tutti i lavoratori senza alcun tipo di discriminazione. Se ciò non dovesse avvenire dovremmo prepararci a passare dal dumping salariale a quello dei diritti. L'Italia è stato il primo paese europeo ad aver ratificato, poche settimane fa, la Convenzione sui lavoratori domestici dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Un trattato internazionale che ci ricorda che abbiamo il dovere di difendere tutti i tutti i lavoratori e in particolare i più deboli. Il concetto di lavoro dignitoso deve essere esteso dunque capillarmente soprattutto in quei settori a rischio come quello dell’agricoltura dove migliaia di lavoratori immigrati continuano ad essere sfruttati. Proprio l’agricoltura può rappresentare uno dei settori strategici per il rilancio della nostra Regione. L'agricoltura infatti è uno dei pochi settori ad aver aggiunto posti di lavoro durante la crisi e sono sempre più i giovani che riscoprono il lavoro nei campi effettuando una scelta esistenziale e professionale.
Valorizzare il nostro territorio è dunque riscoprire l’Italia dei campi e quella dei borghi con le loro culture e tradizioni che, se adeguatamente valorizzate, possono rappresentare un’opportunità per molti settori, a partire da quello del turismo. Difendere la campagna e i borghi dall’aggressione della cementificazione e dalla speculazione edilizia è dunque una delle mie priorità. Nel contesto della protezione e valorizzazione del territorio e del miglioramento dei servizi è fondamentale il ruolo delle associazioni. Essere presidente di una Onlus per oltre 6 anni mi ha insegnato molto e in particolare come l'azione diretta della società civile attraverso le associazioni possa rappresentare un valore aggiunto per la nostra democrazia. Penso alle cooperative sociali che si occupano di servizi alle persone, alle associazioni che si occupano della nostra salute e della bonifica del territorio, come è il caso dell'amianto, alle organizzazioni che offrono aiuto e sostegno ai lavoratori immigrati, ai circoli culturali che valorizzano il nostro patrimonio culturale.
Come rappresentante dei lavoratori immigrati nella Lista Civica di Nicola Zingaretti, vorrei infine promuovere maggiori scambi tra l'Italia e l'Africa, per creare un ponte culturale ed economico che svilupperà nuovi posti di lavoro, poiché la disoccupazione sta spingendo molte famiglie di immigranti a re immigrare verso i paesi del Nord Europa o a ritornare in quelli di origine, al punto da far allontanare sempre di più qui in Italia la ripresa economica tanto attesa. L'Africa è un continente in crescita e i massicci investimenti che la Cina sta operando in questo continente sono una prova delle prospettive economiche offerte. Promuovere lo sviluppo del business con l'Africa per offrire nuove opportunità a imprenditori e lavoratori dei due continenti favorirebbe non poco l'economia della nostra Regione. La soluzione non è, secondo la mia esperienza, la divisione, al contrario, è l'unione, l'integrazione e la cooperazione soprattutto tra i giovani della nostra società ormai multi-etnica. Il mio impegno sarà perciò focalizzato ad aumentare la domanda dei nostri prodotti all'estero, promuovere l'artigianato e sottolineare le peculiarità e l'alto livello che questi prodotti raggiungono, anche grazie all'impegno e al lavoro di tanti immigrati che vivono in Italia onestamente e onestamente contribuiscono a questa economia.
Aiutatemi a realizzare ciò che abbiamo immaginato per la nostra Regione!
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