mercoledì 30 gennaio 2013

Riforma del sistema dell'immigrazione


La riforma del sistema dell'immigrazione proposta da Barack Obama è una boccata d'ossigeno nell'asfissiante politica dei giorni d'oggi: “We define ourselves as a nation of immigrants, that’s who we are in our bones.” “Ci definiamo una Nazione di immigrati, è quello che siamo nelle nostre stesse ossa”. Con questa frase il presidente Obama non da solo una speranza a undici milioni di persone che che lavorano negli USA senza alcuna garanzia o diritto, ma la da a tutto il mondo.

Garantire un percorso alla cittadinanza per chi lavora onestamente è un grande passo in avanti. Parliamo di persone che contribuiscono positivamente all'economia del paese ma il loro essere irregolari li incanala, loro malgrado, in un sistema di sfruttamento che si ritorce, in primo luogo, contro i lavoratori locali. E' il sistema del dumping salariale diretta conseguenza dell'informalità lavorativa. In altre parole gli immigrati vengono sfruttati per mantenere i salari bassi per tutti i lavoratori.

Nel caso degli Stati Uniti voglio ricordare un recente rapporto del Centro Studi per l'integrazione dei Migranti dell'Università della California (Csii), secondo cui il salario degli immigrati aumenterebbe tra l'8 e l'11% in caso di regolarizzazione, un incremento quantificabile in 45 miliardi di dollari in più nei prossimi dieci anni. Un contributo notevole al Pil nazionale oltre che al benessere della comunità in generale.

Nessun commento:

Posta un commento